
Kingdom Come: Deliverance 2 è un gioco che non scende a compromessi, e va bene così. È un’opera per chi sa apprezzare il lento scorrere del tempo, il realismo portato all’estremo, il peso di ogni decisione. Ti immerge in un medioevo sporco, duro e implacabile, senza scorciatoie o concessioni. Vero anche che a volte si crogiola troppo nella sua stessa filosofia, dimenticandosi che tra simulazione e intrattenimento dovrebbe esserci un equilibrio. È affascinante, profondo, incredibilmente curato, ma anche punitivo e ostico. Non per tutti, ma chi lo amerà, lo amerà follemente.
Se Sniper Elite Resistance fosse stato pubblicato come un contenuto scaricabile stand-alone alla metà del prezzo richiesto al lancio (o poco più), saremmo stati molto più inclini a soprassedere sul marcato riutilizzo dei menu, del sistema di crescita del personaggio, di parte delle mappe e delle situazioni ludiche di Sniper Elite 5, concentrandoci piuttosto su quanto c'è di buono nella produzione, come un padre che perdona al figlio qualche difetto ripetuto nel tempo. Ma siccome i ragazzi di Rebellion hanno dimostrato negli anni il loro talento (e non solo su questo franchise, aspettiamo fiduciosi AtomFall), non possiamo accettare che si siedano sugli allori dopo due capitoli piuttosto buoni della saga regolare, in particolare il quarto. Sniper Elite Resistance piacerà a quanti hanno amato le ultime avventure di Karl Fairburne e agli inossidabili della serie, ma deluderà quanti aspettano da qualche anno che la serie goda di una svecchiata in termini di gameplay e si liberi delle zavorre storiche del franchise, come le goffe sparatorie in terza persona e l'altalenante intelligenza artificiale nemica. Se doveste riuscire a mettere le mani sull'ultima fatica Rebellion a metà prezzo o se siete abbonati al Game Pass di Microsoft, il gioco varrebbe la candela nonostante tutto, ma allo stato attuale è difficile consigliarlo a chi dovrebbe pagarlo a prezzo pieno senza almeno un paio di asterischi.
Tales of Graces F Remastered è un'operazione che potrebbe lasciare un po' freddi, se si guarda solo ed esclusivamente al comparto tecnico. In verità le numerose migliorie interne, tra opzioni inedite e lo smussamento degli spigoli tipici dei JRPG dell'epoca, possono far avvicinare un nuovo pubblico alla saga o attirare tutti coloro che per qualche motivo hanno saltato a pie' pari questo buon capitolo forse poco celebrato, rispetto agli episodi che hanno lasciato un segno più profondo nei cuori degli estimatori dei Tales.
Dynasty Warriors Origins rappresenta tutto ciò che i fan del genere musou hanno sempre desiderato per la loro serie preferita. Un capitolo che alza l’asticella qualitativa e segna, sotto molti aspetti, un nuovo standard nel genere di riferimento, strizzando l’occhio anche ai neofiti e gettando delle basi solide per il futuro dell’intera serie. Dalla storia e fino alla nuova concezione dei combattimenti, quasi ogni tassello sembra essere al proprio posto e, al netto di alcuni singhiozzi e qualche angolo che rimane da smussare, non si può non essere felici del lavoro svolto dai ragazzi di Omega Force.
In poco più di 3 GB, Falcom ha condensato un gioco di ruolo d'azione immortale, che ha trasceso il tempo ed è passato (quasi) indenne attraverso innumerevoli generazioni di console: Ys Memoire The Oath in Felghana non sarà sicuramente l'acquisto dell'anno per tutte le nuove leve di giocatori che magari hanno iniziato la loro carriera videoludica con Switch, ma rimane un doveroso omaggio ad un franchise storico. Il rapporto tra l'offerta ludica, le migliorie apportate ed il prezzo di lancio è buono (sebbene non eccezionale) e la straordinaria immediatezza del prodotto lo rende adatto a larghe fasce di pubblico, purché non ci si aspettino grafica scintillante ed un enorme mondo aperto da esplorare. Chi ha una storia videoludica che supera almeno le due decadi, qui troverà pane per i propri denti, ma anche i neofiti della saga possono apprezzare la piccola lezione di storia che i maestri di Falcom dedicano ad Adol Christin.
Fairy Tail 2 è un titolo che non riesce quasi per nulla a trasmettere quel divertimento genuino tipico delle avventure nate dalla pena di Hiro Mashima. Dietro un sistema di combattimento tutto sommato discreto e piacevole, soprattutto a piccole dosi e contro i boss, si nasconde un JRPG scolastico e a tratti fragile, che non riesce a convincere oltre una soglia della mera mediocrità. Un enorme rammarico, consigliabile solo ai fan più sfegatati di Fairy Tail, magari in grado ugualmente di andare oltre i suoi evidenti limiti.
Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind è un bel beat’em up nostalgico, che riesce a catturare in pieno le atmosfere dello show originale. Non è un gioco all’altezza di TMNT: Shredder’s Revenge o Street of Rage 4, attualmente i punti di riferimento nel genere dei picchiaduro a scorrimento classici, ma la sua varietà di livelli e un gameplay semplice e divertente, soprattutto grazie all'eterogeneità di nemici, lo rendono molto godibile, soprattutto in compagnia. Peccato, invece, per la mancanza di varietà nelle mosse tra i vari personaggi e per alcune fasi, come quelle sparatutto, meno riuscite della altre, che abbassano la qualità complessiva, ma tutto sommato chi cerca un buon beat’em up da giocare con gli amici e magari è anche un vecchio fan della serie, si divertirà sicuramente, ricordando i pomeriggi passati davanti alla tv a gridare davanti alle proprie madri perplesse "Go Go Power Rangers"!
Indiana Jones e l'Antico Cerchio è una delle migliori avventure della serie, capace di ricreare le grandi atmosfere degli esordi e di offrire ai giocatori una storia che si incastona bene nella timeline. Tuttavia, la scelta della prima persona fa perdere molto del dinamismo che ci aspetterebbe da un titolo del genere, che fa del suo meglio nell'esplorazione e negli enigmi ma perde enfasi e mordente nelle ingessate fasi action.
Fantasian Neo Dimension è un buon gioco di ruolo di matrice giapponese, che non reinventa la ruota e non eccelle in nessun aspetto particolare, ma fa bene quasi tutto quello che deve fare un gioco del suo tipo. Dal sistema di combattimento, impreziosito dal sistema Dimengeon, ad una convincente direzione artistica, l'ultima fatica Mistwalker convince sotto diversi punti di vista, eppure non mancano gli inciampi, a partire da una storia che si accontenta di sedersi su consolidati cliché di genere invece di stupire il giocatore, come siamo sicuri che Sakaguchi sappia ancora fare. Nonostante l'introduzione di un nuovo, e più clemente, livello di difficoltà, permangono inoltre problemi di bilanciamento, con la seconda parte dell'avventura che richiede forse una dose eccessiva di grinding, soprattutto per i giocatori meno avvezzi al genere. Rimane comunque un'opera solida e sensata per quanti amino i giochi di ruolo alla giapponese come quelli di una volta, senza troppi fronzoli, senza mondi aperti ma con tanta sostanza e tante battaglie a turni.
Raramente, negli ultimi tempi, abbiamo giocato ad una simulazione tanto immersiva e totalizzante quanto S.T.A.L.K.E.R. 2 Heart of Chornobyl: nonostante una lunghissima gestazione, una maledetta guerra ed il passaggio ad un nuovo engine, l'ibrido coniato da GSC Game World rappresenta il miglior prodotto del team fin qui, nonché quello più ambizioso e vasto. Nondimeno, non siamo davanti ad un gioco per tutti: la curva della difficoltà è molto ripida, anche al livello più basso di difficoltà e soprattutto per la prima decina di ore di gioco, e nonostante le due enormi patch lanciate poche ore prima della pubblicazione di questo pezzo abbiano notevolmente migliorato la situazione, l'esperienza di gioco è comunque ingolfata da una miriade di piccoli inconvenienti tecnici e bug minori, che potrebbero far storcere il naso ai giocatori più esigenti. Eppure, già adesso che il codice è ancora piuttosto sporco, le enormi potenzialità del titolo GSC Game World sono evidenti, e siamo pronti a scommettere che l'aggiunta del supporto alle mod (anche su console, stando alle dichiarazioni del team di sviluppo) e della modalità multigiocatore renderanno questo titolo uno dei più giocati dei prossimi mesi. Già mentre scriviamo queste righe non vediamo l'ora di tornare nella Zona, e questo dovrebbe darvi la misura di quanto forte sia stata la presa che il mondo creato dal team di sviluppo ha fatto su di noi. Pensate di essere pronti a diventare degli S.T.A.L.K.E.R.? Dimostratelo.
LEGO Horizon Adventures è un'avventura che sa divertire e che riesce a fare il difficile lavoro di accontentare sia i fan di Aloy sia gli appassionati dei giochi dedicati ai mattoncini. Quello di Guerrilla Games e Studio Gobo non è solo un prodotto commerciale ben confezionato, ma un piccolo gioiellino che trasmette passione, dedizione e cura per i dettagli. Un gioco che, pur senza prendersi mai troppo sul serio, riesce a lasciare un segno, a entrare nel cuore di chi ci gioca e a divertirlo (specie in cooperativa), nonostante un concept di fondo tutto sommato un po' ripetitivo.
Riesumare un titolo con trentotto anni sul groppone non è mai impresa semplice, e Square Enix ha preferito non rischiare, con aggiunte incrementali e alla quality of life che migliorano l'esperienza di gioco e la modernizzano sotto certi punti di vista. Non tutti faranno i salti di gioia per la presenza degli incontri casuali proprio come nel titolo originale, ma non abbiamo trovato che la loro inclusione nuoccia al ritmo di gioco o all'esplorazione. Dragon Quest III HD-2D Remake si propone allora come una duplice proposta dalla casa dei Chocobo: uno splendido tuffo nel passato per quanti bazzicavano i videogiochi già quattro decadi or sono ed una gita nella storia del medium per tutti coloro che, avvicinatosi ai giochi di ruolo giapponesi solo in seguito, ne volessero riscoprire le origini. Pur dovendo fare i conti con il taglio estremamente classico dell'avventura o dalla semplicità del plot, ci si ritrova così dinanzi ad un JRPG di gran classe, a cui il passaggio del tempo ha giovato come ad un buon vino.
Planet Coaster 2 è un gioco potenzialmente infinito. Il titolo di Frontier, più che un gestionale, è un vero e proprio diorama in movimento, dove spendere una quantità di ore spropositata solo per appagare il gusto estetico e per vantarsi con la community delle proprie creazioni. I più pignoli, passando al setaccio ogni singolo anfratto del gioco, potranno comunque trovare qualche mancanza di troppo che, per fortuna, il team di sviluppo ha già messo nei radar e dovrebbe venire colmata nel futuro breve.
Little Big Adventure: Twinsen's Quest è il remake del gioco del 1994, portato alla luce da [2.21] e Microids con un nuovo comparto grafico davvero delizioso, che mantiene intatta l'atmosfera iconica del gioco originale rendendolo più adatto alle generazioni moderne. Lo stesso non si può dire del gameplay che, nonostante qualche piccola miglioria, rimane comunque troppo antiquato e legnoso per essere apprezzato dai giocatori più giovani, appesantendo e rendendo a tratti frustrante un ritorno che sarebbe stato altrimenti di maggior spessore.
Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica è la sorpresa del 2024 di Nintendo Switch, nonché un graditissimo ritorno di una saga che credevamo spacciata. I due idraulici sono protagonisti di un’avventura divertente, in un mondo bellissimo da vedere, che si gioca attraverso sistemi inaspettatamente profondi. Proprio per questo si sente la mancanza di un selettore della difficoltà, così come di un design degli avversari degno di un videogioco con protagoniste le icone di Nintendo. Tuttavia, Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica si inserisce facilmente tra i must have di Nintendo Switch che, a quasi otto anni dalla sua uscita, ha un parco titoli che incredibilmente non smette di sorprendere e restituire qualità alla sua community.
L’idea di portare l’universo visto nei vecchi Metro in una versione dedicata alla realtà virtuale è molto interessante e questo Metro Awakening riesce a riproporre le sue atmosfere così cariche di angoscia e paura dell’ignoto in maniera ottima, specialmente grazie a un sistema di controlli e di UI che fanno immergere completamente il giocatore nel mondo post apocalittico del titolo. Una grossa pecca è però la ripetitività di situazioni e ambientazioni, enfatizzata da una durata eccessiva dell’esperienza, che, soprattutto nell’ultima parte, poteva essere snellita. Insomma, nonostante i vari problemi da cui è afflitto, il gioco è un’esperienza più che godibile, specialmente se amate il franchise e se desiderate tornare a utilizzare il vostro visore (in particolare PS VR2) dopo tanto tempo in cui è presumibilmente rimasto fermo.
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