
Se cercate un'esperienza come nessun'altra, in grado di occuparvi per cinquanta grasse ore, oltretutto facilmente estendibili a duecento, Kingdome Come Deliverance II è il gioco che non può mancare nella vostra collezione. Il suo realismo continua a essere oggi una boccata d'aria fresca e influisce positivamente sia sul gameplay che sul ricco cast di personaggi. Ma la cosa più importante di tutte è che Warhorse ha fatto davvero un ottimo lavoro nel rendere la sua peculiare formula di gioco più comprensibile, invece che meno profonda. Gli appassionati perderanno la testa per Kingdom Come Deliverance II, ma attenzione: questo è un gioco che potrebbe conquistare anche chi dal primo è fuggito a gambe levate. Disponibile su PC, PlayStation 5 e Xbox Series, Kingdom Come Deliverance II è tradotto totalmente in italiano, mentre per le voci la versione inglese è di ottima fattura ma è quella in ceco a fare la differenza.
Sniper Elite: Resistance ribadisce l'impianto a cui la serie Rebellion ci ha abituato nel corso degli anni, senza introdurre novità concrete e presentandosi fondamentalmente come un "more of the same" che rinuncia anche a sviluppare gli elementi narrativi di uno scenario storico che avrebbe di certo meritato un qualche tentativo di approfondimento. I punti di forza del gioco sono sempre gli stessi e l'inclusione nel catalogo di Xbox Game Pass rappresenta un chiaro invito a effettuare il download, ma dopo tutto questo tempo era lecito attendersi un qualche tipo di evoluzione nella formula: sarà per il prossimo fronte?
Synduality Echo of Ada è un concentrato di scelte sbagliate. Da delle premesse con del potenziale sia a livello di gameplay sia narrativo, Bandai Namco ha creato un videogioco con meccaniche pay to win e che mette troppe barriere tra l'utente e i contenuti migliori. La sua componente da extraction shooter diventa ben presto ripetitiva per via della poca varietà di nemici e dell'arsenale limitato. Le microtransazioni, invece, non sono solo cosmetiche, ma offrono oggetti di gioco come armi più potenti o componenti più performanti per i robottoni semplicemente aprendo il portafoglio. Siamo rimasti delusi da questo gioco, che avrebbe qualcosa da dire (visto che fa da prequel a un anime che ci è piaciuto) ma è troppo occupato a cercare di spremere dai suoi utenti quante più microtransazioni possibile.
Phantom Brave: The Lost Hero è un gradito ritorno che spezza la striscia ventennale dei Disgaea per dare un po' di respiro alla sua controparte meno parodistica e ingiustamente dimenticata. Le dinamiche sono rimaste pressoché le stesse del 2004, con un rinnovato sistema di confinamento che obbliga a un approccio ancora più tattico e tutta una serie di funzionalità vecchie e nuove che garantiscono un'enorme libertà di personalizzazione in stile NIS. Nonostante la sua complessità, il nuovo Phantom Brave si distingue per un ricercato equilibrio, nel gameplay e nella narrativa, che lo rende adatto anche a chi non ha mai giocato l'originale. Lo consigliamo agli amanti del genere e dei titoli Nippon Ichi Software, anche se la versione Switch ha bisogno di qualche ritocco via patch.
Tales of Graces f Remastered è una revisione senza infamia né lode di uno dei JRPG più sottovalutati di Bandai Namco che, nonostante la sua età, si difende sorprendentemente bene grazie a un sistema di combattimento ancora validissimo e a un look cartoonesco che l'alta definizione ha rispolverato insieme ad alcuni graditi, ma marginali miglioramenti. Pur non essendo la remaster che ci meritavamo - qualcuno ha detto Abyss? - siamo di fronte a un'iterazione che potrebbe aiutare i fan a ingannare l'attesa per la prossima uscita, specie se hanno perso o dimenticato l'originale per PlayStation 3.
Dynasty Warriors Origins forse sarà solo un piccolo passo per gli action, ma è un passo enorme per i musou. Omega Force ha finalmente creato un titolo in grado di sfruttare buona parte dell'enorme potenziale di questo peculiare sottogenere, un gioco in cui il flusso della battaglia influenza più che mai l'andamento del gameplay, è necessaria un po' di sana strategia, e la progressione della difficoltà risulta davvero soddisfacente (oltre ad essere incredibilmente scalabile). Certo, nel farlo il team è dovuto ripartire in molti aspetti da zero e ha perso per strada altri elementi importanti, primo fra tutti la varietà derivante dal roster dei personaggi. Anche con i suoi difetti, però, Origins resta un action di valore e importantissimo, perché potrebbe essere una base granitica per tutti i titoli futuri del genere. Era ora.
Controllare Donkey Kong in questo gioco è una delle sensazioni più appaganti che possiate esperire in qualsiasi platform: la sua avventura vi comunica costantemente che siete alla guida di un personaggio maestoso, pesante, potente. Nel bene (cazzotti, balzi poderosi) e nel male (spazi stretti). A livello grafico è stato fatto un buon lavoro di ammodernamento, che rende l'opera godibile per gli standard odierni, ma che non cela del tutto la sua età. Donkey Kong Country Returns è stato superato in quasi ogni caratteristica dal suo successore, Tropical Freeze, anch'esso disponibile su Switch; propone un'esperienza rigida e "old school", difficile e punitiva coi check point, a volte al limite del sadismo. Ma il suo level design è tuttora puro e cristallino, il dinamismo della sua azione inalterato: se desiderate un gioco impegnativo, se siete così temerari da cercare contenuto nella profondità e non nella semplice conclusione degli stage, è ancora uno dei migliori platform mai realizzati. Il voto qui accanto è puramente indicativo: se rientrate nel pubblico ideale dell'opera, e non l'avete mai giocata, acquistatela senza esitazioni.
Sony e Bandai Namco hanno fatto bene a rispolverare Freedom Wars prima che finisse per sempre nel dimenticatoio, anche se dubitiamo che questa Remastered riesca a muovere numeri tali da convincere le alte sfere a mettere in cantiere un vero e proprio sequel. Si tratta di una riproposta ben confezionata da un punto di vista tecnico, grazie anche a qualche opzione o ritocco intelligente, ma l'assenza di contenuti extra inediti o significativi peserà probabilmente come un macigno sui giocatori che hanno già spolpato la versione PlayStation Vita. Per tutti gli altri il tour nostalgico dei Panopticon potrebbe non valere il prezzo del biglietto: peccato perché lo avrebbe meritato.
Alien: Rogue Incursion non è un gioco perfetto e, senza dubbio, con qualche accorgimento in più sarebbe potuto diventare qualcosa di ben più profondo. Nonostante ciò, è un titolo che si lascia giocare e che ci sentiamo di consigliare ai fan di Alien, che potranno così provare l'esperienza di incontrare uno xenomorfo faccia a faccia grazie alla realtà virtuale. È un vero peccato, però, che questo incontro difficilmente riuscirà a spaventare il giocatore di turno. Rogue Incursion è infatti un titolo d'azione, che non sembra avere mai l'obiettivo di terrorizzare il pubblico. La scelta di "nascondere" la natura episodica del gioco, inoltre, non ci è parsa particolarmente brillante e siamo certi che finirà per innervosire tutti coloro che decideranno di spendere quaranta euro senza sapere questo "dettaglio" sul titolo. In ogni caso, al di là di tutte le problematiche, non vediamo l'ora di mettere le mani sul secondo episodio, nella speranza di vedere dei miglioramenti rispetto a quanto provato sinora. Il potenziale c'è, quindi speriamo che i ragazzi di Survios decidano di sfruttarlo al meglio.
Fairy Tail 2 è un'altra occasione mancata di rappresentare l'opera più famosa di Hiro Mashima sotto forma di videogioco di ruolo: rispetto al primo titolo del 2020 si è fatto un sensibile passo avanti con un sistema di combattimento coinvolgente e adatto ai toni esasperati dell'anime, ma a parte questo c'è poco che possa accattivare chiunque non conosca già molto bene l'universo di Fairy Tail. Se già la narrativa lascia parecchio a desiderare come impostazione, il contorno è assai deludente sotto diversi aspetti e il comparto tecnico antiquato non aiuta a rovesciare le sorti di un titolo pensato soprattutto per i fan sfegatati.
Vale la pena di acquistare e giocare Legacy of Kain: Soul Reaver 1 & 2 Remastered? Assolutamente sì. Si tratta del modo migliore di accedere ai due classici, forte di un ottimo lavoro di rimasterizzazione che li migliora in alcuni aspetti, in particolare quello visivo, aggiunge dei contenuti per inquadrare meglio la serie e arricchire il giocatore, e allo stesso tempo rispetta gli originali per quello che erano, evitando revisioni inopportune. Insomma, fa esattamente ciò che dovrebbe fare un'edizione rimasterizzata ben progettata. Certo, non aspettatevi un sistema di combattimento particolarmente raffinato e scendete immediatamente a patti con il fatto che dovrete superare dei puzzle molto difficili per andare avanti. Non parliamo di difetti veri e propri, considerando che si tratta di una riedizione e certe caratteristiche vanno rapportate all'epoca in cui i Soul Reaver furono originariamente pubblicati, ma è giusto che gli eventuali nuovi acquirenti sappiano cosa andranno ad affrontare. Superato questi scogli, comunque, si troveranno di fronte due giochi affascinanti e dalla mitologia molto ricca, che non mancheranno di appassionarli.
Power Rangers: Rita's Rewind aveva tutte le carte in regola per imporsi in una categoria che ha avuto eccellenti rappresentati negli ultimi anni, e tutto sommato è un picchiaduro a scorrimento godibilissimo e ben disegnato, da completare almeno una volta sulle ali della nostalgia e del fanservice. A parte questo c'è poco altro nel titolo Digital Eclipse, che pecca in termini di varietà, bilanciamento e longevità, nonostante un prezzo decisamente troppo alto per i contenuti che offre. Consideratelo assolutamente se siete fan dei Power Rangers.
Se ancora non si fosse capito, abbiamo letteralmente adorato Indiana Jones e l'Antico Cerchio. Pur con le sue sbavature, le difficoltà tecniche specie nel passaggio tra la prima e la terza persona, uno stealth che può essere "rotto" un po' troppo facilmente, e un leggero stiracchiamento sull'ultima parte dell'avventura, non abbiamo paura di essere smentiti nel dichiarare che questa è la migliore esclusiva (temporale) di Xbox da parecchio tempo. È una bella avventura single player che funziona, diverte, coinvolge ed è praticamente adatta a tutti. E se poi siete pure fan di Indiana Jones traditi dalle ultime due pellicole, beh allora non potete proprio farvelo scappare.
Non sappiamo se questo fosse il remake che aveva in mente il team, forse sì, ma rimane una domanda fissa nella testa: a chi è rivolto questo titolo? Vuole parlare all'utenza che lo giocò nel 1994 o alle nuove leve? Ci verrebbe da dire ai primi, ma quanti effettivamente furono così stregati al tempo da correre a spendere 30€ e rigiocarsi questo gioco oggi? Little Big Adventure - Twinsen's Quest non è pessimo, è che risulta complesso consigliarlo a chi non viva di attacchi di nostalgia anni '90, in quanto ha chiaramente dei limiti strutturali e il flusso di avanzamento non è particolarmente divertente, per quanto lo stile grafico sia indovinato e la storia, dignitosamente figlia di quell'era, rimanga graziosa. Dopodiché, è pur vero che è un cult che arricchirà la vostra cultura videoludica, specie se siete assetati di storie e biografie videoludiche europee.
Nel caso in cui siate degli studenti diligenti, Fitness Boxing 3: Your Personal Trainer è un buon modo per provare a tornare in forma. Gli esercizi sono vari, ai livelli superiore impegnativi e l'imitare i movimenti tipici della boxe dà una certa soddisfazione. Peccato che la lettura dei movimenti sia molto approssimativa, limitando fortemente sia il senso di progressione (un esercizio fatto bene e uno no rischiano di avere lo stesso punteggio) sia la possibilità di correggere e migliorare quello che si sta facendo di sbagliato. Venendo a patti con queste cose si ottiene in cambio un sistema per muoversi piuttosto vario, ricco di opzioni e divertente, che però serve a poco, o quasi, come strumento per tracciare in maniera seria la propria attività fisica, soprattutto per la sua permeabilità alle app o ai sistemi di tracciamento più diffusi sul mercato.
Fantasian: Neo Dimension dimostra tutta l'esperienza, il talento e la sensibilità di Hironobu Sakaguchi che a distanza di anni, pur avendo cambiato scuderia, resta fino in fondo il genitore di Final Fantasy, cui il titolo Mistwalker rimanda a più riprese, rappresentando di fatto l'espressione più naturale e moderna di un certo modo di fare JRPG. La nuova versione per console e PC aggiunge poco all'edizione originale di qualche anno fa, ma rimane il modo migliore per vivere questa avventura, sebbene la versione Nintendo Switch meriti qualche aggiustamento di natura tecnica. Insomma, se amate i vecchi Final Fantasy, prendetelo assolutamente in considerazione.
Un miracolo? Contro ogni aspettativa S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è davvero riuscito a resuscitare la serie, senza intaccarne le caratteristiche più importanti, senza tradirne la filosofia. Rimanendo sé stesso, S.T.A.L.K.E.R. 2 ribadisce la sua unicità. GSC Game World è tornata non per realizzare un gioco qualunque ma pensando in grande, forse proprio con l'obiettivo di rendere la serie importante come The Witcher di CD Projekt in Polonia. Un videogioco, ma anche una bandiera che in questo specifico caso non può che avere importanti sfumature politiche. Ma non è per questo che va premiato S.T.A.L.K.E.R. 2, sarebbe una mancanza di rispetto e si rischierebbe di sminuire un gioco che, al contrario, andrebbe esaltato per il suo essere così coraggiosamente controcorrente. Sporco e ruvido, persino radioattivo. Ma speciale.
LEGO Horizon Adventures è un'ottima rivisitazione in chiave LEGO dell'avventura di Aloy, molto divertente dal punto di vista della scrittura e caratterizzata da un comparto tecnico eccellente: il migliore di sempre per una produzione videoludica legata ai celebri mattoncini di plastica. Pur al netto di una struttura piuttosto lineare e tendenzialmente ripetitiva, il gioco ci consegna un gameplay sorprendentemente solido ed è un peccato che non sia stato fatto uno sforzo in più sul piano della durata e dei contenuti, un po' risicati per un progetto così ambizioso.
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