Notes de presse

• SWITCH
• 75%
• Espagne

• PS4
• 8.3 / 10
• Canada

• XONE
• 8.5 / 10
• États-Unis

• PC
• 8.5 / 10
• Italie

• PC
• SWITCH
• PS4
• XONE
• 90%
• États-Unis

An essential pickup for fans of early 2000s Capcom fighters, but casuals might be left scratching their heads—or bruised from Power Stone chaos. Still, what's here is solid, stylish, and a blast to revisit.

• PC
• 8 / 10
• États-Unis

• PC
• 8 / 10
• Italie

La Capcom Fighting Collection 2 è un altro ottimo lavoro di preservazione da parte della casa giapponese. Non vi sono chissà quali stravolgimenti in questa "seconda puntata" rispetto alla raccolta precedente, tuttavia il lavoro fatto resta valido e i titoli scelti solidissimi. Certo, forse si potevano inserire anche i predecessori di Plasma Sword e Project Justice, o aggiungere qualche sorpresa aggiuntiva, ma è comunque difficile trovare lamentele serie nel pacchetto, al di fuori della sola mancanza del crossplay. La casa ha chiaramente a cuore molti dei suoi vecchi classici, chissà che queste operazioni non continuino anche per altri grandi nomi in futuro.

• SWITCH
• 7 / 10
• Espagne

• SWITCH
• 7 / 10
• Italie

• XSX/S
• 7 / 10
• Royaume-Uni

• PC
• 9.5 / 10
• Australie

DOOM: The Dark Ages feels almost entirely made from my dreams. A slightly more grounded shooting experience, with an emphasis on well executed timing and shooting massive demons with your even more massive guns – it’s a hit. My only real point of concern is the stark truth that the game is banking heavily on people engaging with it from a completionist perspective, given the lack of any co-op or multiplayer option. It almost feels like DOOM: The Dark Ages has slid a little too far into the past, emerging as a 16 hour story experience and nothing more. I know when I finished my initial playthrough, I marvelled at how I had managed to scrape by with 90-100% completion on most chapters – so there are still some secrets left for me to explore, but man, what if I had achieved 100%? It would feel like a punch in the gut. I know there is some DLC coming, described as a ‘campaign’ DLC which is neat – but man, if ever there was a DOOM for co-op, it was this one.

• PC
• 80%
• États-Unis

• PS5
• 9 / 10
• États-Unis

DOOM: The Dark Ages is the most well-executed entry in this long-respected franchise yet. Exceptional stage layouts, terrific implementations of player choice, and rewarding enemy design alongside the new shield and parry mechanics make this riveting FPS familiarly refreshing. Despite a few bumps in the road where spectacle overtakes ingenuity, DOOM: The Dark Ages is an undeniably must-play outing that can effortlessly appeal to prospective new and veteran returning DOOM fans.

• XSX/S
• 8 / 10
• France

• PC
• 6.5 / 10
• Australie

• XSX/S
• États-Unis

• PC
• 8 / 10
• États-Unis

• PC
• PS5
• XSX/S
• 8 / 10
• France

Avec DOOM: The Dark Ages, id Software prend un virage audacieux, en enfonçant les deux bottes dans un univers de dark fantasy crasseux et sacrifié. Loin de la nervosité fulgurante qui avait fait de DOOM Eternal un chef-d’œuvre de violence chorégraphiée, le Slayer est plus lourd, plus bestial, plus ancré dans la terre et le sang. Techniquement, c’est une démonstration. L’id Tech 8 crache ses particules à +150 fps sans broncher, et chaque zone visitée regorge d’un travail artistique qui mérite qu’on s’y attarde même si l’exploration, justement, manque parfois d’intérêt ou casse un peu le rythme. Côté gameplay, les combats restent d’une efficacité redoutable, en particulier grâce à des armes bien pensées. Mais The Dark Ages n’est pas le meilleur DOOM depuis le reboot de 2016. Il lui manque cette énergie animale et cette nervosité pure qui faisaient de DOOM 2016 mais surtout d’Eternal, des uppercuts constants. Certains choix de mise en scène comme les phases en dragon ou en mécha impressionnent visuellement mais s’avèrent pauvres manette en main. Et l’exploration trop mise en avant ralentit parfois un tempo qui, dans cette série, devrait rester au seuil de la crise d’adrénaline. Reste toutefois, un très bon jeu, un DOOM différent, qui a le mérite de tenter autre chose. Plus contemplatif, plus technique, mais parfois moins jouissif. Pas le meilleur de la saga moderne, non. Mais une pierre intéressante dans le mausolée sanglant qu’id Software continue d’ériger.

• PS5
• 8 / 10
• France

• PC
• 5 / 5
• France

Vous aimez l'anatomie... ? Les démembrements ? Les jeux d'action en vue subjective 100 % solo ? Doom : The Dark Ages va tester votre résistance au gore : le Boucher est de retour avec un dragon, un bouclier-tronçonneuse et un fléau pour dépecer des démons par centaines.

• PS5
• 9.5 / 10
• États-Unis

• PS5
• 3.57 / 10
• Royaume-Uni

Another mini-reboot for the father of FPS, but while it’s less complex and challenging than Doom Eternal it’s still a fine homage to the seminal original.

• PC
• 7 / 10
• Italie

È molto più difficile creare un videogioco godibile dove sei un poliziotto, che non uno dove sei un criminale – e il motivo è abbastanza semplice: nel secondo caso, il divertimento ludico passa proprio dal poter fingere, nel gioco, di non avere regole, di avere totale libertà di azione. Nel primo, invece, proprio il rispetto delle regole del protocollo è la base, rendendo ogni tentativo di esperienza free roam, come quella di The Precinct, necessariamente "simulativo", basato su una routine. Questo, in effetti, il gioco di Fallen Tree Games lo realizza molto, molto bene: in un'atmosfera anni '80 ben tratteggiata e ben musicata, chi è affascinato dall'idea di diventare un poliziotto virtuale trova qui, ludicizzato, ogni piccolo aspetto: dalle multe al vandalismo, dalla guerra tra gang alle mansioni della Stradale, dalla Volante di supporto all'Investigativa per un omicidio all'interrompere un tentativo di rapina. Dove The Precinct arranca è proprio nel suo loop, che per la sua natura fatica a prestarsi a un'esperienza ludica duratura, ed esaurisce la sua spinta vitale un po' prima di quanto non finisca il gioco. Complici anche, certo, degli spigoli tecnici ancora presenti, che non sempre permettono al gioco di brillare pienamente. Ma, nonostante tutto questo, rimane il più riuscito "simulatore di Polizia" da molto, molto tempo: meno ingessato dei concorrenti, a fuoco nella sua atmosfera, stiloso nelle scelte di regia e di direzione artistica. Non sarà GTA né il suo esatto contrario col distintivo, ma è un gioco di personalità dove è vero che si dimostra che fare i buoni in un videogame può essere più noioso che fare i cattivi – ma anche che sa essere gratificante.

• XSX/S
• 88%
• Brésil