
Freedom Wars Remastered riesce a modernizzare un classico di culto senza stravolgerne l’essenza. Sebbene non riesca a risolvere tutti i problemi/limiti dell’originale, offre un’esperienza unica e avvincente, soprattutto se giocato in compagnia. Grazie a un gameplay coinvolgente, una colonna sonora dinamica e un’ambientazione affascinante, il titolo di Dimps Corporation e Japan Studio rappresenta una solida aggiunta alla libreria di ogni appassionato di ARPG. Tuttavia i difetti ereditati dalla versione PS Vita, come la ripetitività delle missioni e una narrativa non pienamente sviluppata, potrebbero limitarne l’attrattiva per alcuni giocatori.
Il ritorno di Metal Slug Tactics in salsa “RPG da tavolo” a turni ha saputo dimostrare amore per le sue origini, proponendo nuove meccaniche per il genere, adattate ai classici run & gun della serie. Si incastra quasi tutto in modo equilibrato: o più precisamente, possiamo dire gli alti e bassi si compensano. Strategicamente il titolo richiederà pazienza e molta premeditazione in livelli che spesso saranno volutamente punitivi per spingere al riavvio, da qui il lato roguelite. Una longevità decisamente vasta sarà invece alimentata da camionate di sfide e materiale da sbloccare con cui conoscere il passato dei nostri eroi.Certo qualche extra sulla lore di gioco si poteva aggiungere, o almeno dei dialoghi personalizzati con l’eroe scelto durante la campagna, che su certi frangenti poteva offrire di meglio. Per fortuna la pixel art è la stessa che abbiamo imparato ad amare, solo da una nuova prospettiva, così come il sonoro ispirato degnamente, anche se non leggendario come l’originale. Una creazione, quella di Leikir Studio, sicuramente appassionata ma minata da diversi problemi di natura tecnica, oltre un generico caos visivo che richiederanno una certa pazienza da parte del giocatore..
Descrivere Neva in poche parole? Praticamente impossibile trovarne di capaci di render giustizia alla nuova opera di Nomada Studio. E’ un pugno a mano aperta capace di rompere la cassa toracica e strappare il cuore dal petto. Un piccolo capolavoro che riesce a innalzare il “semplice” concetto di videogioco in qualcosa di più. Una fabbrica di brividi ed emozioni alimentata da una potenza simbolica e visiva come raramente ne abbiamo viste. Era difficile fare meglio di GRIS, ma la software house catalana ci è ugualmente riuscita. Ci troviamo dunque a dover decidere, come pochissime volte ci è capitato, se assegnare o meno un punteggio perfetto.Tutto è orchestrato perfettamente, un flusso ludico e artistico costante nel suo reinventarsi, visivamente intenso, potentemente comunicativo, divertente e intelligente, senza mai scadere in nulla di negativo. Solo i cuori di pietra o i bisognosi di adrenalina costante potranno trovarne i difetti, questo è certo. Noi tuttavia riteniamo che un’esperienza in grado di riaccendere le emozioni umane con tanta grazia e talento meriti il giusto riconoscimento. Che tanta cura e tanta espressione visiva e sonora vengano valorizzate.. Un’esperienza vera come la vita, sviluppata con passione e dedizione. Congratulazioni e grazie per le emozioni. Alla prossima.
Anche se ha alcuni difetti, non si può negare quanto Shadows Of Doubt sia un gioco potenzialmente sensazionale e quindi molto interessante. Nonostante le numerose ore impiegate a seguire piste e indizi, la nostra sete di risolvere questi misteri non si è mai placata, lasciandoci sempre più desiderosi di giocare. Con la sua atmosfera densa e la sua sfida intellettuale, l’opera di ColePowered Games ha saputo catturare la nostra attenzione e stimolare continuamente il nostro ingegno investigativo. Gli amanti dei titoli crime e delle forti atmosfere lo ameranno senz’altro.
Star Wars: Bounty Hunter riesce nel complesso a riportare in vita il fascino del titolo originale, ma l’opportunità di “modernizzarsi” a dovere non viene sfruttata appieno dal team di Aspyr. Il comparto grafico infatti non è proprio all’altezza di altre remastered rilasciate in questi ultimi anni. E il gameplay, seppur arricchito da qualche utile feature, soffre ancora di meccaniche datate e scelte di design discutibili, come la gestione delle armi e del radar. In definitiva, consigliamo il gioco ai soli fan irridicubili della sega. A chi desidera rivivere una parte della storia di Star Wars, e a chi cerca una sfida degna di un vero cacciatore di taglie.
Darkest Dungeon II è un interessantissimo roguelite a turni che regalerà centinaia di ore di pura agonia a chi saprà apprezzarne i contenuti. Il titolo ha un unico grande problema: il capitolo originale. Darkest Dungeon del 2016 è stato per tanti versi unico e irripetibile, e ancora oggi viene stragiocato dagli appassionati oltre che arricchito da decine di mod della community, che ne hanno esteso a dismisura la longevità. Questo sequel è indubbiamente valido, ma non presenta la stessa patina di unicità ed efficacia. Ciò non vuol dire che non gli debba dare un’opportunità, anzi. L’opera di Red Hook Studios rimane sufficientemente diversificate e aggiunge alcune migliorie come le missioni di trama dei singoli personaggi, che aumentano il senso di unicità e progressione della run.Sono inoltre in arrivo dei DLC che espanderanno il roster di personaggi oltre al già annunciato Kingdoms che introdurrà (gratuitamente) una nuova campagna. Se avete amato affrontare la catastrofe causata dall’antenato amerete allo stesso modo l’atto di scoprire i segreti della montagna e cosa si cela dietro gli studi dell’accademico. Darkest Dungeon II non è un gioco per tutti, data la curva di difficoltà estremamente alta che può facilmente indurre il giocatore poco avvezzo al genere a demordere, ma questa sua natura estremamente punitiva lo rende una delle esperienze più appaganti e meglio pensate nel panorama videoludico.
Gli amanti dello splatter adoreranno The Kinderman Remedy, un gestionale capace di spruzzare sangue e cattiveria da tutti i pori. Il solido e divertente gameplay dell’opera di Troglobytes Games accompagneranno i giocatori nel riscattare il “buon nome” del dottore protagonista del gioco, oltre a metterli alla prova con scelte morali discutibili. Una ripetitività di fondo e un comparto grafico abbastanza semplicistico non bastano a mettere a repentaglio quanto offerto dal team italiano. Un’offerta per sadici e amanti di violenza e torture, ma pur sempre una buona offerta.
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