
Senua’s Saga: Hellblade II è un manifesto brillante della maturità raggiunta da Ninja Theory, che riesce a evolvere e a crescere nonostante il passaggio da studio indipendente a costola di Xbox Game Studios, cosa di per sé miracolosa a pensarci bene. Non è chiaro quale sia stata la chiave di volta su cui è stata costruita questa libertà espressiva, ma tant’è: abbiamo tra le mani una produzione che potrebbe necessitare di qualche scrematura per incontrare i favori del grande pubblico, ma che per quello che vuole fare è a conti fatti perfetta, intoccabile e irrinunciabile, da esaminare in dettaglio e utilizzare per spiegare come d’ora in poi andrebbe approcciato il design di buona parte delle produzioni moderne.In questo momento di profonda crisi del settore e di presa di coscienza di quanto costose possano rivelarsi anche le produzioni più fallimentari, Senua’s Saga: Hellblade II rappresenta il desiderabile blueprint per le produzioni first party di Xbox Game Pass. Il servizio di Microsoft è indubbiamente già completo, appagante e ricco di ogni tipologia di produzione e genere, e a costo zero è possibile affiancarvi tutte le produzioni free to play che dominano il settore. C’è quindi spazio per creare identità e sperimentare, provando a sfruttare quelle grandi risorse a disposizione non per riempire le orecchie del pubblico di promesse in fumoso corporatese, per poi presentare prodotti discutibili, ma per spingere a tavoletta verso l’identità e l’unicità, offrendo qualcosa che davvero non si trova in altri lidi. Ci si era riusciti con Hi-Fi RUSH, ma non si è colta l’occasione allora e sarebbe folle adesso ripetere l’errore.Vale la pena comprarsi una Xbox per giocare a Senua’s Saga: Hellblade II? Probabilmente chi non l’ha fatto finora non cambierà certo idea con un titolo così peculiare, ma sicuramente possiamo dire che oggi l’offerta di Game Pass fa centro in modo clamoroso, e lascia una traccia indelebile sulle future scelte di una divisione gaming che deve capire quale direzione intraprendere con i propri studi. Non sarebbe niente male, da giocatori, mandare un bel messaggio e far capire che, sì, è questa la strada giusta. Per quel che riguarda il mio di messaggio, se non è trasparso con chiarezza dal testo, lo trovate sintetizzato nel voto.
The Thaumaturge si presenta come un’esperienza particolare all’interno del vasto panorama dei giochi di ruolo, grazie alla sua trama coinvolgente ma sopratutto grazie a un’ambientazione suggestiva, incredibilmente ben realizzata al contrario del sistema di combattimento forse poco gratificante e stratificato.Nonostante qualche piccolo difetto, come la ripetitività degli scontri e le limitazioni nel doppiaggio inglese, il gioco offre una vasta gamma di quest interessanti e opzioni per i giocatori e le giocatrici desiderosi di esplorare il mondo intricato e misterioso della Varsavia del 1909. Con una colonna sonora coinvolgente e un’eccellente direzione artistica, The Thaumaturge si distingue per la sua capacità di immergere i giocatori e le giocatrici in un’avventura ricca di suspense, magia e intrighi, offrendo un’esperienza indimenticabile per gli/le amanti del genere.Se siete pronti a lanciarvi in un viaggio nel cuore dell’oscurità e dell’occulto, The Thaumaturge è sicuramente un titolo da tenere d’occhio.
Final Fantasy VII Rebirth è indiscutibilmente un gioco eccezionale, in grado di eccellere in ogni sua parte, a cominciare dall’aspetto tecnico per arrivare al gameplay, sorprendendo per la capacità e l’efficienza con cui si è riusciti a ricostruire il concetto di esplorazione della mappa, iconica nei titoli classici, in ottica moderna. È una produzione che ha davvero tanto per tutti, giocatori vecchi e nuovi, riuscendo a catalizzare l’attenzione del pubblico con espedienti curati proprio per solleticare ricordi e al tempo stesso proporre nuove situazioni impattanti.A voler fare un paragone diretto con il predecessore, ci troviamo tra le mani un titolo diverse spanne superiore: più vasto, più ricco, più completo, più aperto, più divertente e più bello, una base da cui sarà impossibile prescindere nella realizzazione del prossimo episodio.L’entusiasmo va però a frenarsi quando si chiama in causa la narrativa, che proprio come nel titolo precedente mette di fronte a situazioni non propriamente semplici da gestire e metabolizzare, non solo in relazione agli eventi del Final Fantasy VII originale, ma proprio in ottica di un ipotetico obiettivo finale e della coerenza generale. Qualcuno digerirà molto male le fasi finali dell’avventura, altri probabilmente scalpiteranno di entusiasmo.Il suggerimento è quindi quello di aprire la mente, non fasciarsi la testa e provare a godersi l’esperienza così come viene. Perché lo spettro di una storia un po’ sconclusionata non può e non deve privarci di uno dei migliori JRPG di questa generazione.
Banishers: Ghosts of New Eden è l’ennesimo centro di Don’t Nod. Si tratta di un’avventura non certo priva di sbavature e difetti, su tutti le animazioni legnose, né profonda come alcuni congeneri.Eppure, riesce ad intrattenere e divertire grazie a diverse caratteristiche interessanti. La trama, tanto per cominciare, è ottimamente scritta. Le scelte morali a cui verrete messi di fronte non sono affatto facili da sbrogliare. Alcune boss fight vi resteranno impresse. Anche la grafica, in combinazione con l’art design, sa regalare scorci suggestivi niente male.Un gioco assolutamente da tenere in considerazione, a patto di amare le avventure in cui la trama ricopre un ruolo tutt’altro che secondario.
Suicide Squad: Kill the Justice League non è un disastro, ma di certo si discosta, e di molto, dalle precedenti produzioni targate Rocksteady Studios. Pur accettando il cambio di genere e dei toni dell’avventura, siamo di fronte ad un prodotto non del tutto convincente. La trama e globalmente ben scritta, i personaggi sono ottimamente caratterizzati, ma si affida ad una comicità a tratti banale e propone soluzioni che faranno inorridire i fan più intransigenti della DC.Il gameplay, dal canto suo, soffre di un progressivo appiattimento. Le missioni mancano di varietà, l’open-world non propone chissà quali luoghi d’interesse, la gestione del personaggio è confusionaria e non permette la creazione di build specifiche. Di contro, gli scontri a fuoco e lo spostamento da una location all’altra regala soddisfazioni e divertimento a palate, soprattutto in compagnia degli amici giusti.Suicide Squad: Kill the Justice League è un videogioco consigliato a chi cerca un’esperienza da non prendere troppo sul serio, completabile nell’arco di una quindicina di ore. Se cercate uno shooter looter all’altezza di The Division, se cercavate qualcosa che permettesse di personalizzare a tutto tondo il proprio personaggio, resterete estremamente delusi.Da Rocksteady Studios ci aspettavamo di più, certo, ma Suicide Squad: Kill the Justice League non è il disastro che temevamo potesse essere.
Ready or Not di VOID Interactive vuole davvero essere il grande successore spirituale di SWAT 4, offrendo un’esperienza coinvolgente e tattica. Nonostante le controversie e alcuni difetti legati ai bug persistenti, il gioco si distingue per l’immersione totale nel ruolo di un membro della SWAT e per il realismo delle situazioni affrontate. La profondità dei comandi per dirigere il team, la sfida data dall’intelligenza artificiale dei nemici e le diverse modalità per risolvere le situazioni senza impiego di forza letale lo rendono un titolo sicuramente intrigante per gli appassionati e le appassionate.Per le dimensioni del team, Ready or Not è un titolo ambizioso che, nonostante le sue imperfezioni, cattura l’essenza della strategia e del realismo tattico negli sparatutto, risultando intrigante per gli/le amanti dei giochi di azione e strategia.
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