IGN Italie

• SWITCH2
• 8.5 / 10
• Italie

Nonostante i rischi a monte dell'operazione, Hyrule Warriors: L'era dell’esilio riesce a offrire un’esperienza strutturata, ricca e narrativamente coerente alla saga di riferimento, senza rinunciare al suo carattere più dinamico e spettacolare. La componente narrativa è senza dubbio uno degli elementi di maggior valore: personaggi approfonditi, motivazioni chiare e un sottotesto emotivo che accompagna ogni missione contribuiscono a conferire al gioco un peso drammatico raro nel genere. La direzione artistica, dal canto suo, riprende scenari e iconografie riconoscibili reinterpretandole in chiave bellica senza snaturare la poetica originaria. Sul fronte ludico, l’evoluzione rispetto ai precedenti Hyrule Warriors è evidente: il sistema di combattimento è più sfaccettato, ricco di variabili tattiche e soluzioni; nonostante alcune sbavature come una colonna sonora non sempre adeguata all’epica dell’azione e alcuni momenti in cui la telecamera fa i capricci, la fruizione non viene intaccata nella sua complessità. In definitiva, siamo davanti a un musou solido, curato e ambizioso, capace di parlare sia ai fan di Zelda sia agli appassionati di azione strategica in tempo reale.

• PS5
• 8 / 10
• Italie

In sede di anteprima avevo definito i primi due Dragon Quest "un piccolo passo indietro rispetto al terzo capitolo", o qualcosa del genere. Beh, sbagliavo. Contro ogni previsione (mia) ho trovato nel capostipite della serie un'avventura tanto liscia quanto godibile, oltre che invecchiata solo in parte e comunque smussata negli angoli più spigolosi dalle novità introdotte dal team di sviluppo; per quanto riguarda Dragon Quest II, sono rimasto ancora più sorpreso dalla contestuale modernità delle meccaniche e dalla varietà dell'esperienza, oltretutto portatrice di un livello di sfida non banale a maggior ragione se lanciata a difficoltà "Missione Draconiana". Poi, chiaro, stiamo pur sempre parlando di produzioni nate a metà degli anni Ottanta che, per quanto riviste, conservano il sapore di un'epoca lontana non adatto a tutti i palati, e che si manifesta soprattutto attraverso la struttura non esattamente micidiale delle missioni. Ciononostante, se lo chiedete a me siamo lontani da un esercizio di archeologia videoludica fine a sé stesso, bensì davanti a due opere vive, oltretutto legate da un meccanismo metanarrativo (o metaludico?) capace di accendere almeno un paio di riflessioni sul genere di riferimento.

• XSX/S
• 8.5 / 10
• Italie

L’unione fa davvero la forza e la collaborazione tra Team Ninja e PlatinumGames colpisce nel segno; al di là di qualche piccolo difetto, Ninja Gaiden 4 resta fedele allo spirito della serie, arricchendolo con nuove meccaniche che portano la firma del team di Bayonetta. Il risultato è un combat system spettacolare, tecnico e vario, capace di regalare immense soddisfazioni una volta padroneggiato fino in fondo.

• PC
• 8 / 10
• Italie

Keeper è un’esperienza che va oltre il concetto tradizionale di videogioco; Double Fine ancora una volta dimostra di essere uno studio capace di piegare il linguaggio del medium a una sensibilità autoriale rara, scegliendo il silenzio come mezzo espressivo. Ciò che colpisce maggiormente non è soltanto la direzione artistica, visionaria, surreale, spesso sospesa tra il sogno e la pittura, ma la coerenza con cui ogni elemento del gioco si mette al servizio di un obiettivo comune: comunicare emozioni genuine, intime, senza mai forzarle. La relazione tra il Custode e Ramoscello diventa un filo conduttore che attraversa l’intera esperienza, trasformando una semplice dinamica di collaborazione in un legame empatico e struggente; ogni piccolo gesto, ogni luce proiettata nell’oscurità, diventano simbolo di cura e di scoperta reciproca: è in questi momenti che Keeper svela la sua vera natura: un’opera sulla connessione, sulla necessità di trovare compagnia anche nei luoghi più remoti e nelle situazioni più cupe. Dal punto di vista ludico non punta sulla complessità, ma sull’armonia; gli enigmi ambientali, sebbene non difficili, sono strumenti di ritmo e meditazione più che ostacoli, e la varietà delle soluzioni mantiene vivo l’interesse per tutta la durata del gioco. Alcuni potrebbero considerare la sua brevità un difetto, ma è proprio questa essenzialità a rendere l'esperienza memorabile: Keeper non cerca di stupire per quantità, ma per qualità e intensità. Alla fine del viaggio probabilmente vi resterà addosso una sensazione di pace malinconica, come dopo aver vissuto un sogno che non si vuole dimenticare. Double Fine non si limita a intrattenere: ci invita a fermarci, a guardare dentro di noi per ricordare che, a volte, anche la luce più piccola può illuminare un intero mondo.

• SWITCH2
• 7.5 / 10
• Italie

Leggende Pokémon: Z-A non è il punto di rottura con il passato che qualcuno forse auspicava, ma resta un buon gioco che introduce un nuovo e divertente sistema di combattimento all'interno della serie, e segna il grande ritorno delle megaevoluzioni in un contesto che risulterà familiare ai fan e accogliente per chiunque si trovasse a cimentarsi per la prima volta con il mondo dei Pokémon. L'esperienza soffre un po' la sua natura cross-gen e le origini su Nintendo Switch per la parte grafica, stavolta però sempre fluida e poco criticabile a livello di prestazioni. Un bel gioco, dunque, con tanti punti di forza e capace di chiudere in crescendo; proprio per questo, però, aumenta il dispiacere per le lacune dell'ennesimo titolo che non riesce a raggiungere l'eccellenza a cui, forse, avrebbe potuto e dovuto aspirare.

• PS5
• 8.5 / 10
• Italie

Come già si era capito dopo aver provato la open beta, Battlefield 6 segna un gradito ritorno della serie alle proprie radici, pur senza rinunciare a qualche sperimentazione. La Campagna in singolo dalla durata modesta è solo sufficiente e poco incisiva sul versante narrativo, ma il ricchissimo multiplayer riesce a gestire bene ciò che conta davvero, ovvero ritmo, distruttibilità, realismo e un feeling di gioco che riconcilia i fan con il brand Battlefield. Non tutto è perfetto (visibilità, letalità e piccoli squilibri nel bilanciamento delle Classi andranno limati), ma Battlefield Studios ha trovato la formula giusta, offrendo uno sparatutto maturo, spettacolare e finalmente degno della sua eredità dopo il non riuscitissimo Battlefield 2042.

• PS5
• 6.5 / 10
• Italie

Little Nightmares III emerge soprattutto come occasione sprecata. Con un cambio alla direzione, si profilava la possibilità che la serie restasse viva e prendesse un nuovo corso, dimostrando coraggio proprio nel momento in cui sarebbe servito. Invece, Supermassive trattiene la mano, cercando di fare un po' di tutto senza concludere niente e implementando nuove dinamiche che tuttavia lasciano il tempo che trovano, data la pochissima influenza sul gameplay. Ne risulta un esercizio di ricalco, che si sforza di emulare quanto fatto da Tarsier Studios ma manca sia del suo guizzo, com'è ovvio, sia soprattutto di un tocco personale lato Supermassive. Se la saga avrà un futuro, la speranza è che lo studio si operi per creare qualcosa di meno ordinario e più intrigante.

• PS5
• 7 / 10
• Italie

Towa and the Guardians of the Sacred Tree non ha certo l’ambizione di ridefinire il genere dei roguelite in stile Hades, ma mette in campo abbastanza idee originali da essere qualcosa di più rispetto a una banale derivazione del bestseller di Supergiant Games. Per gli appassionati del genere, in particolare quelli che apprezzano quando storia, caratterizzazione dei personaggi, estetica e costruzione del mondo contano tanto quanto la pura azione, è una scommessa vincente; per altri potrebbe richiedere un po’ di pazienza e una certa predisposizione a convivere con meccaniche non immediate, una difficoltà non bilanciata al meglio e un avvio a dir poco scoraggiante.

• PS5
• 7.5 / 10
• Italie

Ghost of Yōtei offre un’esperienza open world che alterna momenti di grande fascino a evidenti limiti sul fronte tecnico, senza riuscire a competere con i migliori titoli del genere né a superare il suo stesso predecessore, Ghost of Tsushima. L’ambientazione, seppur suggestiva, trasmette una sensazione di déjà-vu, mentre grafica e narrazione faticano a lasciare un’impressione duratura. Il gameplay, invece, risulta solido grazie a combattimenti ben strutturati, un arsenale vario e un’esplorazione più mirata rispetto ad altri open world. Tuttavia, nel complesso, il gioco non riesce a imporsi come l’esclusiva di rilievo per PS5 che molti, me compreso, si aspettavano da uno dei titoli più attesi del 2025.

• PC
• 7 / 10
• Italie

Difficile dare un giudizio oggettivo a un titolo come Baby Steps; questo infatti appartiene a un genere figlio del nostro tempo dove "essere un meme" può rappresentare una grande forza. Sostanzialmente parliamo di un walking simulator dove sono richieste precisione e pazienza, e non ho dubbi che questo titolo e il suo protagonista possano trovare un posto nel cuore di molti appassionati. Allo stesso tempo, però, per alcuni potrebbe risultare un gioco frustrante anche per via dei tempi morti in cui si rimane a lungo bloccati in un punto o non si sa quale strada prendere. Inoltre, escluse le meravigliose scene comiche, il titolo non premia mai veramente il giocatore della fatica fatta nel raggiungere l’obiettivo, che questo sia un accampamento o un collezionabile; forse Baby Steps è solo una grande metafora dove si insegna al giocatore che la vita consiste nel mettere un piede avanti l’altro sapendo che le cadute saranno frequenti e rovinose, ma ci si può sempre rialzare. O, forse, è solo una grottesca commedia, un titolo in grado di prendersi e prenderci in giro e che in mezzo a tanta frustrazione riesce anche a farci ridere un po', sia di Nate sia di noi stessi.

• PS5
• 7.5 / 10
• Italie

Silent Hill f è un ritorno affascinante e imperfetto per la serie horror di Konami: un gioco narrativamente solido, visivamente suggestivo e con un'atmosfera tra le più riuscite degli ultimi anni, capace di immergere il giocatore in un incubo psicologico ambientato nella splendida e inquietante cittadina giapponese di Ebisugaoka. La storia di Hinako, toccante e disturbante, è il punto forte dell'esperienza, ma viene in parte penalizzata da scelte di game design discutibili: un sistema di combattimento basilare e abusato, una varietà di nemici limitata e una struttura che obbliga a completare il gioco più volte per comprendere appieno la trama, senza però offrire sufficienti variazioni nel gameplay. Pur avendo alcune idee interessanti e una buona messa in scena, Silent Hill f finisce per perdere slancio con il passare delle ore, lasciando un senso di ripetitività che smorza l'impatto emotivo iniziale e attenua progressivamente anche la componente horror, rendendo l'esperienza sempre meno spaventosa. Resta un titolo valido per chi cerca un horror psicologico carico di simbolismo e atmosfera, da scoprire anche tramite una polarizzante narrazione ambientale, ma potrebbe deludere chi preferisce una storia più diretta e un'esperienza più varia e gratificante dal punto di vista del gameplay.

• PS5
• 7.5 / 10
• Italie

EA Vancouver sa come si gioca sul ghiaccio, ma tra deadline e budget ridotti ogni anno è una partita contro il cronometro. NHL 26, però, riesce a sorprendere; non è la scossa di NHL 25, che aveva provato a ribaltare tutto, ma una vittoria all'ultimo secondo, un affinamento mirato e solido. Il vero protagonista è il gameplay: ICE-Q 2.0 è una meraviglia, la modalità carriera "Be a Pro" riceve finalmente le attenzioni che attendeva da tempo: più profonda, più coinvolgente con qualche stranezza qua e là, ma finalmente dotata di un’identità chiara e riconoscibile. Le altre modalità offrono novità minori, ma il divertimento resta solido: le partite contro l’IA sono intense, spettacolari e ben bilanciate. In sintesi, NHL 26 non stravolge le regole, ma le affina con furbizia: per gli appassionati è un giro di campo che vale il prezzo del biglietto.

• PC
• 7 / 10
• Italie

Cronos: The New Dawn, è una grande occasione sprecata; durante le prime ore di gioco ero soddisfatto, ma più procedevo nell’avventura più la mia convinzione traballava. Gli elementi di trama non sviluppati, i bug, l’avere sostanzialmente a che fare sempre con lo stesso scenario hanno pesato sempre di più sul mio voto; vorrei, in parte, poter essere maggiormente generoso, ma come ho già detto devo valutare quello che ho davanti, e non posso in buona coscienza consigliare in modo entusiasta un titolo che potrebbe far perdere ore di progresso a chi lo acquistasse subito. Il mio non è un giudizio negativo, siamo comunque di fronte a un gioco valido ma che poteva essere decisamente migliore a fronte di un maggiore impegno e/o tempo di sviluppo.

• PS5
• 8.5 / 10
• Italie

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è un remake visivamente ottimo, curato nei minimi dettagli e fedelissimo a uno dei capolavori più amati della storia videoludica. Ogni scena, dialogo e inquadratura viene riproposta con riverenza quasi religiosa, restituendo in alta definizione tutta la potenza emotiva e cinematografica dell'originale. Ma proprio questa fedeltà assoluta rappresenta anche il suo limite più evidente: il gameplay, l'intelligenza artificiale, la struttura frammentata in micro-aree e molte delle meccaniche del 2004 mostrano oggi inevitabilmente i segni del tempo, e Konami ha scelto di non intervenire quasi mai per modernizzarle. Chi ha amato l'originale ritroverà un'esperienza familiare e curata, arricchita con qualche contenuto extra e una modalità multigiocatore inedita; chi invece affronta per la prima volta questa avventura potrebbe trovarsi di fronte a un'opera affascinante ma un filo meno moderna, più figlia del passato che del presente. Eppure, nonostante questi limiti, il cuore di Snake Eater pulsa ancora forte: Delta non è un remake rivoluzionario, ma è la celebrazione definitiva di un classico che merita di essere (ri)vissuto.

• SWITCH2
• 6.5 / 10
• Italie

Drag x Drive è un esperimento curioso, ma incompiuto, che unisce basket in carrozzina e modalità mouse dei Joy-Con 2, offrendo controlli precisi ma un gameplay povero di contenuti e varietà. L’online è il cuore dell’esperienza (i match contro i bot vi stancheranno prestissimo), ma la mancanza di progressione limita la longevità e trovare compagni al proprio livello è un terno al lotto. Estetica e design sottotono penalizzano infine un concept che, con più cura e ambizione, sarebbe potuto diventare una piccola gemma nel neonato catalogo di esclusive per Switch 2.

• PC
• 7.5 / 10
• Italie

Mafia: Terra Madre è un gioco che vive di contrasti. Esteticamente affascinante e con una ambientazione ricreata in modo che oserei definire quasi poetico, ma rovinato da una serie di scelte e piccoli problemi che, pur non arrivando a rendere il giudizio negativo, gli impediscono di esprimere tutto il suo potenziale. Se si è disposti a seguire una storia che sa di già visto e chiudere un occhio su alcune scelte stilistiche infelici l’esperienza finale è comunque positiva. Sicuramente, una volta visto scorrere i titoli di coda, mi sono rimasti impressi i magnifici panorami e le campagne della Sicilia, la ricchezza culturale della regione con tutte le sue idiosincrasie. Un peccato, perché pur essendo un buon gioco, poteva essere decisamente migliore.

• PS5
• 6.5 / 10
• Italie

Il secondo capitolo della saga The Hinokami Chronicles rispetta tutti i requisiti minimi per essere un buon prodotto in grado di coinvolgere i giocatori, in particolare i fan della saga, attraverso una discreta trasposizione della storia originale e combattimenti divertenti e colorati; tuttavia, non riesce a rispettare le aspettative del pubblico: molti – compreso me – avrebbero preferito un'operazione in stile Dragon Ball Z: Kakarot. Invece, gli sviluppatori hanno deciso di non rischiare e di muoversi su strade già battute e sicure, offrendo un prodotto sufficiente che non innova ma diverte; il sistema di combattimento rimane il suo punto di forza: semplice, dinamico e divertente, leggermente migliorato rispetto al capitolo precedente. In generale, però, nulla di nuovo sotto il sole.

• PS5
• 7 / 10
• Italie

Wuchang: Fallen Feathers è un titolo dal cozzo facile, soprattutto all'inizio, ma che piano piano si apre al giocatore e lo accompagna a capirne le logiche al punto da renderlo un buon prodotto al netto dei tanti spigoli grezzi che presenta. I difetti non diventano magicamente pregi, a mano a mano che si gioca e lo si apprezza, ma ci sono delle innegabili qualità che lo rendono un'esperienza piacevole e gratificante, aperta a diverse sperimentazioni sebbene la schivata rappresenti il nucleo del gameplay e dell'approccio agli scontri. Convince solo in parte, complici diverse asperità e ingenuità che lo portano a essere un soulslike "vecchio", ma quello che ingrana lo fa bene e lo eleva, anche se di misura, dall'abisso della mediocrità dove avrebbe potuto sprofondare. Alcuni potrebbero definirlo un "guilty pleasure" e, in fondo, non ci vedo niente di male.